martedì 19 agosto 2008

Ecco l'ultima zingarata, la falsa caduta all'iper



Una macchia di ketchup al McDonald's o un acino d'uva all'iper bastano per simulare un infortunio e far scattare la denuncia con richiesta di risarcimento. Ma ci sono anche le roulotte che si rompono all'improvviso

Donna Rom Bologna, 18 agosto 2008 - Tutto comincia con la banale scivolata di una nomade sul pavimento. "Aiuto, per favore, sono caduta e non riesco ad alzarmi", grida la donna sofferente. Inevitabile la chiamata al 118. L’ambulanza trasporta la ferita al pronto soccorso, dove i medici rilasciano un referto che non certifica particolari lesioni e una prognosi che va da zero a tre giorni: "La paziente riferisce trauma da caduta". A quel primo documento, però, ne seguiranno molti altri, per rappresentare danni sempre più gravi e supportare una richiesta di risarcimento al proprietario del pavimento, che in genere è quello di un centro commerciale o di un fast food ben assicurato contro danni a terzi. Dove sta il trucco? All’inizio, perché la caduta non si è mai verificata.

"Il fenomeno delle truffe alle assicurazioni è in continua evoluzione e questo, in effetti, è uno degli ultimi espedienti venuti alla luce", conferma Ugo Vittori, titolare dell’agenzia investigativa Eagle Keeper, alla quale gli uffici antifrode delle maggiori compagnie affidano i casi più controversi. Si tratta della stessa agenzia che ha avviato le indagini sul colossale giro di falsi incidenti che portò all’arresto del falso avvocato Omar Gamberini. Per alcune grandi famiglie nomadi la simulazione di sinistri e sventure rappresenta un vero business. Negli ultimi mesi sono arrivate in Procura due querele per cadute simulate da donne nomadi all’interno di esercizi commerciali particolarmente frequentati: uno dentro un McDonald’s, l’altro in un ipermercato. Nel primo caso veniva accusata una macchia di ketchup, nel secondo un chicco d’uva finito sul pavimento vicino al banco della frutta. Né l’uno né l’altro infortunio avevano il minimo fondamento, come hanno dimostrato le immagini delle telecamere a circuito chiuso, immortalando le fasi antecedenti la presunta scivolata.

La fantasia dei truffatori corre e le compagnie cercano di tenersi al passo. L’ufficio antifrode della Allianz è particolarmente reattivo. E’ di pochi giorni fa una querela nei confronti di sette nomadi di un campo in periferia che, dopo avere fuso il motore di una Mini Cooper, hanno denunciato il furto dell’auto. Invece di spendere 8mila euro per la riparazione, il proprietario ha detto di essere stato derubato, ha provveduto con alcuni complici a fare ritrovare un telaio dello stesso modello spogliato di tutto, come se la macchina fosse stata ‘cannibalizzata’, e ha venduto l’originale.

La vettura ‘vera’ è stata però ritrovata, perfettamente marciante e col motore nuovo, in un altro campo nomadi a 200 chilometri da Bologna da Franco Vittori, collaboratore della Eagle Keeper. "Le truffe alle assicurazioni compiute da nomadi sono iniziate storicamente nel campo dell’Rc auto — spiega il dottor Fabio Ernesti, consulente dell’agenzia e specialista della materia —. La premessa è che in Italia c’è l’obbligo di assicurare: una società espone le proprie tariffe e l’agente è tenuto ad applicarle a chiunque lo richieda. Inizialmente venivano denunciati danni compiuti dalle macchine su roulotte ferme. Poi, i truffatori hanno scoperto la polizza sul ‘rischio statico’, che costa molto meno e copre i danni causati a terzi dalle roulotte parcheggiate. Ma ci sono anche i falsi atti vandalici e i falsi furti nelle ville dei capiclan". Falsi in serie. Almeno fino alla denuncia, che arriva davvero.

Enrico Barbetti