
Avevano acquistato due camion da un abitante della val d’Aveto, pagando i mezzi con assegni risultati poi essere scoperti. Per questo reato (e per molte altre truffe messe a segno in varie città) sette persone sono state denunciate.L’indagine è stata conclusa dagli uomini della stazione dei carabinieri di Santo Stefano d’Aveto, retta dal maresciallo Giuseppe Cristiano.
Dalla denuncia dell’uomo, che aveva venduto i suoi due camion ad acquirenti insolventi, gli investigatori sono risaliti ad almeno altri sette-otto raggiri analoghi, che il gruppo aveva messo a segno in città del nord e centro Italia. A finire nei guai sono sette persone di origine sinti (i nomadi italiani) una donna e sei uomini, tutti di età compresa tra i 32 e 42 anni. Sarebbero due di loro che, nello scorso luglio, avevano truffato il camionista della val d’Aveto, pagando due mezzi che l’uomo vendeva con assegni del tutto privi di copertura.
L’indagine ha permesso di scoprire il modo in cui i truffatori operavano: in pratica veniva aperto un conto in banca soltanto per poter ottenere i carnet degli assegni. Con i quali si potevano compiere truffe fino all’esaurimento dei tagliandi. Al venditore avetano erano stati corrisposti due assegni, da 10.000 e 9.000 euro, postdatati di qualche giorno. Al momento dell’incasso si era scoperto che non erano coperti. Le indagini degli uomini al comando del maresciallo Cristiano hanno permesso di scoprire che il gruppo ha in questi mesi compiuto molte altre truffe: a Parma, Bergamo e infine Piacenza, città dove attualmente sarebbero domiciliati. Per questo i militari di Santo Stefano hanno inoltrato alla Procura di Chiavari la denuncia per truffa aggravata in concorso. E alla Procura di Piacenza hanno chiesto di valutare l’eventualità di una misura di custodia cautelare per la banda di malintenzionati e della contestazione, oltre che della truffa continuata, anche del più grave reato di associazione per delinquere.
Dalle indagini è emerso che i due camion “comprati” a Santo Stefano sono finiti all’estero: uno in Bolivia, passato dal porto di Genova; e uno in Bulgaria, attraverso lo scalo marittimo commerciale di Bari.
Simone Schiaffino
fonte:ilsecoloxix.ilsole24ore.com