mercoledì 30 giugno 2010

Digitale terrestre, Bologna a rischio «nero»

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Il 60 per cento delle antenne non va bene

L'allarme di Lepida: sotto le Due Torri il picco, nelle altre province solo il 10%. Pericolo di truffe con finti antennisti




Non manca molto al passaggio al digitale terrestre per la provincia di Bologna (dal 21 ottobre al 25 novembre) è già scattano gli allarmi. Secondo Lepida, la società pubblica della Regione che si occupa delle infrastrutture di telecomunicazione in Emilia-Romagna, il 60 per cento delle antenne sotto le Due Torri non è idoneo alle nuove trasmissioni, contro il 10 per cento delle altre province. Lo ha dichiarato Gianluca Mazzini, direttore generale di Lepida. Tutti i sindaci del bolognese sono stati avvisati oggi, durante la Conferenza metropolitana nella sede della Provincia di Bologna, e invitati a fare un censimento su tutto il territorio per verificare quali zone rischiano di rimanere scoperte dal segnale. «Il censimento va fatto entro l’estate» ha detto Mazzini, «a settembre dobbiamo essere pronti».
DIVARIO TECNOLOGICO - Il passaggio al digitale terrestre della provincia di Bologna avverrà «senza gradualità» ha dichiarato con preoccupazione l’assessore provinciale alla Comunicazione, Marco Pondrelli. «Il rischio è di un aumento del divario tecnologico», il cosiddetto digital divide. Il problema, hanno spiegato a Palazzo Malvezzi, non riguarderà infatti solo la risintonizzazione dei canali, ma in molti palazzi bisognerà intervenire sull’antenna e in molte zone, soprattutto in montagna, serviranno impianti nuovi. Cambiando la tecnologia, ha spiegato Fabrizio Boccola, direttore del settore Comunicazione della Provincia, i vecchi ripetitori smettono di funzionare e molte zone quindi resteranno scoperte dal segnale. L’adeguamento degli impianti sarà un intervento costoso e non è chiaro chi dovrà farsene carico.
EMITTENTI LOCALI - Sono soprattutto le emittenti locali ad essere a rischio, perchè servono grossi investimenti per fare il passaggio dall’analogico al digitale. «Tutti gli impianti delle grandi emittenti nazionali resteranno invece accesi» ha assicurato Mazzini, «Rai e Mediaset hanno anche annunciato un leggero aumento della copertura». In ogni caso molte zone rischiano di rimanere scoperte. Sono ad esempio una quarantina i Comuni del bolognese che hanno richiesto negli anni passati al ministero le frequenze per trasmettere i canali televisivi. E ora spetta a loro l’aggiornamento dell’impianto, che può costare tra i 7 e i 10 mila euro. La Regione chiede a Provincia e Comuni di fare un censimento sul territorio, per verificare le zone che rischiano di rimanere scoperte con il passaggio al digitale terrestre. Gli enti locali dovranno anche farsi carico di informare i cittadini sui problemi a cui vanno incontro e dell’esistenza di una convenzione con Cna per gli interventi degli antennisti a prezzi scontati (al momento sono 65). Ai Comuni si chiede anche di attivare il volontariato per l’assistenza soprattutto agli anziani.
FINTI ANTENNISTI - Inoltre, sottolinea Mazzini, il livello alto di guardia andrà mantenuto contro le truffe, che «nelle altre regioni sono state tantissime». In molti, infatti, hanno approfittato dello switch-off per spacciarsi da antennisti o messi comunali e svaligiare le case. Non mancano però gli aspetti positivi. Il passaggio al digitale terrestre è infatti l’occasione per bonificare gli impianti sul territorio ed eliminare qualche antenna. Per trasmettere la Rai, ad esempio, invece dei tre impianti che servono ora (uno per canale) dopo lo switch-off ne basterà uno soltanto. Inoltre, il passaggio al digitale permette di abbassare di quattro volte la potenza delle emissioni.
Antonio Leggieri
fonte:http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2010/28-giugno-2010/digitale-terrestre-bologna-rischio-nero-60-cento-antenne-non-va-bene-1703281875918.shtml