Hanno tempestato per anni le nostre caselle di posta elettronica con le loro email fantasiose, fingendosi uno sconosciuto zio d'America, la nostra banca, o un generosissimo burocrate africano con la voglia di riempire il nostro portafoglio e svuotarlo allo stesso tempo. Hanno tentato di fare dei nostri computer degli zombie al loro servizio -in molti casi riuscendoci- fino a contattarci in chat e a spacciarsi per un caro amico, per ingannarci e spillare ancora più soldi.
Insomma, le hanno pensate davvero tutte per carpire la nostra buona fede, ma ora è tempo per loro di cambiare; è troppo semplice (o difficile) infatti truffare chi naviga in Rete, perchè allora non riservare alle vittime un ruolo da protagonisti?
Perchè non usare i truffati come "muli" a cui affidare e far riciclare il ricavato delle truffe?
E così assistiamo impotenti all'ennesimo trend tra chi fa del crimine in Rete un'arte: le "mule scams" (c.d. truffe del mulo).
Questa volta chi naviga su Internet fa bene a tenere gli occhi aperti, non è necessario occuparsi di e-commerce per finire nei guai; tant'è che il contatto con il truffatore può avvenire nei modi più svariati e inaspettati, e gli espedienti fraudolenti non risparmiano neanche i noti portali di annunci di lavoro come Monster-che periodicamente inviano agli iscritti email con le varie proposte- o social network come Facebook. L'importante, infatti, per chi truffa è entrare in contatto con la vittima in maniera affidabile e inaspettata.
Partiamo dal modello principale di "mule scams", ovvero quelle frodi che hanno per oggetto somme di denaro - c.d. "money mule scams".
La vittima in questo caso viene contattata da uno sconosciuto che si spaccia per un dipendente di una nota azienda, l'offerta di lavoro è abbastanza allettante e l'ambito di impiego è -guarda caso- connesso con l'e-commerce e le transazioni on line. Il lavoro consiste solitamente nel ricevere sul proprio conto corrente alcuni pagamenti da parte della fantomatica società e girarli in seguito a c/c esteri intestati a terzi, ricevendo come compenso una % sul totale trasferito.
Si direbbe un lavoro in apparenza semplice e vantaggioso...
Già, in apparenza, non fosse altro che quel denaro proviene da attività illecite compiute in Rete (phishing, per dirne una) e che il truffatore di turno ha messo in scena il tutto per usare nei fatti il nostro conto corrente bancario (o meglio ancora un account per i pagamenti on line come quello di PayPal) per "trasportare" il denaro illecito verso mete lontane e farlo apparire così "pulito" di fronte a potenziali controlli antifrode da parte di banche e autorità investigative. Una peculiarità, quest'ultima, che solo un conto corrente datato o un account "verificato" possono offrire ai truffatori.
La parte finale del raggiro è cosa nota: il criminale incassato il denaro sul conto/account estero sparirà nel nulla mentre per la vittima potrebbero iniziare i guai, col rischio di vedersi contestare reati come la ricettazione o il riciclaggio (artt. 648 e 648 bis c.p.).
In questi giorni si è fatto un gran parlare in Italia del "parcelling", denominazione italianizzata delle "parcel mule scams", truffe che usano le vittime come "muli" per far circolare pacchi contenenti merce acquistata con denaro di provenienza illecita. Si tratta di una variante delle "money mule scams", che si differenzia per la dinamica leggermente diversa e la tipologia di "aggancio" un po' più varia (offerta di lavoro, utente o spasimante conosciuto in Rete, o peggio, contatto da parte di una finta ONLUS che chiede alla vittima di custodire dei pacchi).
Nelle "parcel mule scams" il truffatore, mascherandosi nei modi innanzi visti e presentandosi con le motivazioni più fantasiose alla vittima, gli chiede di accettare e trattenere presso la propria abitazione per conto del mittente determinati pacchi, con la rassicurazione che dopo tot giorni passerà un furgone a ritirarli. La verità è che quelli custoditi altro non sono che articoli acquistati in Rete con carte di credito clonate o violando conti correnti bancari, accounts di sistemi di pagamento etc., beni che vengono sì ritirati da un finto corriere alla data fissata, ma la cui natura resta abilmente celata al "mulo" di turno, con i soliti potenziali risvolti penali.
Il consiglio più ovvio per fronteggiare questo nuovo tipo di truffe è di diffidare da ogni proposta allettante che giunga da sconosciuti via Internet. Anche qualora il mittente apparisse convincente e si nascondesse dietro il sito Web di una fantomatica società (in alcuni casi i truffatori arrivano persino a clonare il portale di un'azienda realmente esistente o a far sottoscrivere un finto contratto alla vittima), è sempre bene diffidare!
Qualora, invece, ci venisse richiesto di custodire della merce è bene non accettare mai alcunché o, nella peggiore delle ipotesi, tentare di controllarne quanto meno l'origine (talvolta è sufficiente contattare telefonicamente l'e-shop di provenienza per le verifiche del caso).
L'avvertimento principale resta comunque rivolto a chi utilizza Internet per socializzare e conoscere persone. Sono moltissimi, infatti, i truffatori che si nascondono dietro il volto di affascinanti ragazze (o ragazzi), persone che sbucano dal nulla e ci contattano tramite un portale di annunci, un social network o direttamente via email con l'apparente desiderio di allacciare una nuova amicizia o di provare nuove "esperienze". Il loro fine è in ogni caso quello di conquistare la nostra fiducia e indurci a fare quello che vogliono loro, o meglio, quello che vogliono i truffatori che si nascondono dietro i loro volti.
Guardate ad es. queste due foto (per par condicio verso i nostri lettori e lettrici abbiamo scelto sia l'immagine di una donna che quella di un uomo):
quanti di voi trovano Manuela e Francesco "interessanti" e sarebbero disposti a conoscerli?
E quanti sarebbero invece disposti a fare da "mulo" per la banda di truffatori che si nasconde dietro i loro volti?
I soggetti ritratti nelle foto sono due utenti che hanno pubblicato su Internet le loro foto. Queste immagini -acquisite probabilmente a insaputa degli interessati- girano da tempo in Rete insieme a tantissimi altri volti e, corredate da una moltitudine di dati fittizi, vengono periodicamente segnalate con nomi diversi su portali stranieri dedicati a questo tipo di truffe .
Nell'esempio abbiamo volutamente dato ai due volti nomi italiani; non è una scelta casuale: è così che con molta probabilità vi contatterebbe un truffatore per farvi diventare il suo "mulo".
fonte:www.intertraders.eu
Insomma, le hanno pensate davvero tutte per carpire la nostra buona fede, ma ora è tempo per loro di cambiare; è troppo semplice (o difficile) infatti truffare chi naviga in Rete, perchè allora non riservare alle vittime un ruolo da protagonisti?
Perchè non usare i truffati come "muli" a cui affidare e far riciclare il ricavato delle truffe?
E così assistiamo impotenti all'ennesimo trend tra chi fa del crimine in Rete un'arte: le "mule scams" (c.d. truffe del mulo).
Questa volta chi naviga su Internet fa bene a tenere gli occhi aperti, non è necessario occuparsi di e-commerce per finire nei guai; tant'è che il contatto con il truffatore può avvenire nei modi più svariati e inaspettati, e gli espedienti fraudolenti non risparmiano neanche i noti portali di annunci di lavoro come Monster-che periodicamente inviano agli iscritti email con le varie proposte- o social network come Facebook. L'importante, infatti, per chi truffa è entrare in contatto con la vittima in maniera affidabile e inaspettata.
Partiamo dal modello principale di "mule scams", ovvero quelle frodi che hanno per oggetto somme di denaro - c.d. "money mule scams".
La vittima in questo caso viene contattata da uno sconosciuto che si spaccia per un dipendente di una nota azienda, l'offerta di lavoro è abbastanza allettante e l'ambito di impiego è -guarda caso- connesso con l'e-commerce e le transazioni on line. Il lavoro consiste solitamente nel ricevere sul proprio conto corrente alcuni pagamenti da parte della fantomatica società e girarli in seguito a c/c esteri intestati a terzi, ricevendo come compenso una % sul totale trasferito.
Si direbbe un lavoro in apparenza semplice e vantaggioso...
Già, in apparenza, non fosse altro che quel denaro proviene da attività illecite compiute in Rete (phishing, per dirne una) e che il truffatore di turno ha messo in scena il tutto per usare nei fatti il nostro conto corrente bancario (o meglio ancora un account per i pagamenti on line come quello di PayPal) per "trasportare" il denaro illecito verso mete lontane e farlo apparire così "pulito" di fronte a potenziali controlli antifrode da parte di banche e autorità investigative. Una peculiarità, quest'ultima, che solo un conto corrente datato o un account "verificato" possono offrire ai truffatori.
La parte finale del raggiro è cosa nota: il criminale incassato il denaro sul conto/account estero sparirà nel nulla mentre per la vittima potrebbero iniziare i guai, col rischio di vedersi contestare reati come la ricettazione o il riciclaggio (artt. 648 e 648 bis c.p.).
In questi giorni si è fatto un gran parlare in Italia del "parcelling", denominazione italianizzata delle "parcel mule scams", truffe che usano le vittime come "muli" per far circolare pacchi contenenti merce acquistata con denaro di provenienza illecita. Si tratta di una variante delle "money mule scams", che si differenzia per la dinamica leggermente diversa e la tipologia di "aggancio" un po' più varia (offerta di lavoro, utente o spasimante conosciuto in Rete, o peggio, contatto da parte di una finta ONLUS che chiede alla vittima di custodire dei pacchi).
Nelle "parcel mule scams" il truffatore, mascherandosi nei modi innanzi visti e presentandosi con le motivazioni più fantasiose alla vittima, gli chiede di accettare e trattenere presso la propria abitazione per conto del mittente determinati pacchi, con la rassicurazione che dopo tot giorni passerà un furgone a ritirarli. La verità è che quelli custoditi altro non sono che articoli acquistati in Rete con carte di credito clonate o violando conti correnti bancari, accounts di sistemi di pagamento etc., beni che vengono sì ritirati da un finto corriere alla data fissata, ma la cui natura resta abilmente celata al "mulo" di turno, con i soliti potenziali risvolti penali.
Il consiglio più ovvio per fronteggiare questo nuovo tipo di truffe è di diffidare da ogni proposta allettante che giunga da sconosciuti via Internet. Anche qualora il mittente apparisse convincente e si nascondesse dietro il sito Web di una fantomatica società (in alcuni casi i truffatori arrivano persino a clonare il portale di un'azienda realmente esistente o a far sottoscrivere un finto contratto alla vittima), è sempre bene diffidare!
Qualora, invece, ci venisse richiesto di custodire della merce è bene non accettare mai alcunché o, nella peggiore delle ipotesi, tentare di controllarne quanto meno l'origine (talvolta è sufficiente contattare telefonicamente l'e-shop di provenienza per le verifiche del caso).
L'avvertimento principale resta comunque rivolto a chi utilizza Internet per socializzare e conoscere persone. Sono moltissimi, infatti, i truffatori che si nascondono dietro il volto di affascinanti ragazze (o ragazzi), persone che sbucano dal nulla e ci contattano tramite un portale di annunci, un social network o direttamente via email con l'apparente desiderio di allacciare una nuova amicizia o di provare nuove "esperienze". Il loro fine è in ogni caso quello di conquistare la nostra fiducia e indurci a fare quello che vogliono loro, o meglio, quello che vogliono i truffatori che si nascondono dietro i loro volti.
Guardate ad es. queste due foto (per par condicio verso i nostri lettori e lettrici abbiamo scelto sia l'immagine di una donna che quella di un uomo):
quanti di voi trovano Manuela e Francesco "interessanti" e sarebbero disposti a conoscerli?
E quanti sarebbero invece disposti a fare da "mulo" per la banda di truffatori che si nasconde dietro i loro volti?
I soggetti ritratti nelle foto sono due utenti che hanno pubblicato su Internet le loro foto. Queste immagini -acquisite probabilmente a insaputa degli interessati- girano da tempo in Rete insieme a tantissimi altri volti e, corredate da una moltitudine di dati fittizi, vengono periodicamente segnalate con nomi diversi su portali stranieri dedicati a questo tipo di truffe .
Nell'esempio abbiamo volutamente dato ai due volti nomi italiani; non è una scelta casuale: è così che con molta probabilità vi contatterebbe un truffatore per farvi diventare il suo "mulo".
fonte:www.intertraders.eu