lunedì 16 febbraio 2009
TRUFFE ASTE ON LINE: DEUNCIATI STUDENTI FALSI VENDITORI
Lo sanno bene quelli che confezionano affari sulle aste on line, i venditori specializzati per categorie, ma anche no, che si muovono per fare business nell’immenso mondo della Rete. Lo sanno bene che tutto ruota intorno ad una sorta di ritorno di immagine, alla fiducia che i compratori ripongono in essi, al fatto che il cliente, ogni volta che acquista un prodotto esposto nella vetrina virtuale dei siti specializzati delle aste on line, si ritiene servito e soddisfatto.
Più i compratori manifestano soddisfazione verso chi ha venduto un certo articolo, più sale il “feedback”, una sorta di bollino che di fatto garantisce la serietà del venditore. Il “feedback”, è dunque il grado di affidabilità che gli utenti del sito attribuiscono ai venditori e che è rappresentato con delle icone convenzionali. Più icone sono attribuite a un venditore, maggiore è l’affidabilità che suscita. In altre parole vuol dire che il cliente che ha acquistato un prodotto attraverso un’asta on line, dopo aver pagato con la carta di credito, o con un carta prepagata, direttamente con l’accredito bancario sul conto di chi vende, si vede arrivare a casa l’articolo che ha scelto. Cliente soddisfatto da una parte e venditore che accresce il suo “feedback” dall’altra.
Ora, bisogna tenere bene in mente questo punto per poter pianificare una truffa su uno dei più grossi portali delle aste on line. Proprio il raggiro che i poliziotti del Commissariato di Gallipoli hanno scoperto, denunciando due giovani studenti universitari di Melissano, S.S. 20 anni e W.M. di 21, per truffa in concorso compiuta con mezzo telematico. Entrambi sono stati indagati dalla polizia a seguito di un’articolata indagine, che ha smascherato una serie di truffe ai danni di inconsapevoli vittime che acquistavano prodotti attraverso le aste su Internet.
Il meccanismo attuato dai truffatori era il classico e già noto alle polizia. I due ragazzi usavano un falso nick name mediante il quale nascondevano la loro vera identità. E così, una volta preso possesso di un account, con elevato “feedback”, approfittavano della fiducia degli utenti per vendere oggetti di grande richiesta, incassando i lauti guadagni, ovviamente senza mai spedire i prodotti promessi. Il ricavato veniva a sua volta astutamente “girato” su apposite carte prepagate intestate al 21enne, mentre il complice si occupava dei contatti sulla rete. Ed è proprio attraverso tale artificio, che gli acquirenti riponevano la massima fiducia verso i battitori d’asta, cadendo facilmente nel tranello.
fonte:lecceprima.it