A finire nel mirino erano state tutte donne quasi ottantenni
Giuseppe Palomba
Tre messinesi, che alla fine del 2009 hanno operato in trasferta a Pavia, Voghera e Como, sono stati arrestati dalla Mobile di Messina che, nei loro confronti, dopo le risultate investigative conseguite dai colleghi di Pavia, hanno eseguito altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Anna Maria Oddone.
Agli indagati viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti di truffa ai danni di persone anziane.
I provvedimenti sono stati così notificati a Antonino Licciardello, 58 anni, abitante a Cumia; Mariano Pinizzotto, 68 anni, originario di Monforte San Giorgio ma di fatto domiciliato nella città dello Stretto e Carmelo Squillaci, 49 anni, anche lui domiciliato a Messina.
I particolari dell'operazione di servizio sono stati illustrati ieri mattina in questura, contemporaneamente ad un'analoga conferenza stampa che è stata convocata a Pavia, dai vicequestori Marco Giambra (dirigente della Mobile), Giuseppe Anzalone, Rosalba Stramandino e dal commissario capo Marco Mezzofiore, responsabile dei rapporti con la stampa della questura peloritana.
Secondo quanto affermato ieri dalle stesse forze dell'ordine «l'indagine svolta ha acclarato evidenti responsabilità del sodalizio criminoso in ordine a numerosi episodi di truffa consumati non solo in provincia di Pavia ma anche in altre numerose province della Lombardia, del Piemonte e del Veneto».
I tre operavano secondo un copione più volte sentito: la storia del cittadino svizzero e dell'eredità da consegnare. Alla vittima uno dei tre raccontava così di essere giunto dalla Svizzera per dare seguito alle ultime volontà del padre che, in punto di morte, gli aveva raccomandato di donare 50.000 euro ad un professionista che, durante la Seconda guerra mondiale, gli aveva salvato la vita. A questo punto entrava in scena il complice che si offriva di aiutarlo nella ricerca ma che, dopo poco, appurava che il destinatario del lascito era deceduto. La donazione andava comunque fatta e si decideva di devolverla a favore dell'ignara vittima che doveva però depositare una somma di denaro davanti ad un notaio. Denaro che doveva prelevare dal proprio conto corrente. I soldi, ovviamente, venivano presi in consegna dal terzetto che poi se la dava a gambe.
La polizia avrebbe accertato vari tentativi di truffa (falliti per l'intervento di terze persone che si sono rese conto di quello che stava accadendo) e una truffa consumata e fruttata 10.000 euro. Denaro che è stato sottratto ad una settantanovenne poi finita in ospedale per contusioni in varie parti del corpo.
fonte:http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaGiornale.aspx?art=31228&Edizione=13