domenica 16 novembre 2008

L'allarme: nel mirino finisce anche Facebook



Solidarietà vittima degli hacker

Anche il volontariato è finito nel mirino degli hackers. Chi sceglie di collaborare con associazioni che lavorano per aiutare popolazioni bisognose rischia di diventare complice di un'organizzazione criminale.



Non solo. Iscriversi sul più famoso social network, Facebook, può essere molto pericoloso per gli utenti. Il motivo? Scrivere nome, cognome e data di nascita e pubblicare una propria fotografia sulla pagina web è una scelta che attende ogni criminale della Grande rete in modo da impossessarsi dei dati e utilizzarli per una serie di reati su scala internazionale. Un pericolo che ha convinto gli investigatori del Gat della Guardia di Finanza, il Nucleo speciale frodi informatiche diretto dal colonnello Umberto Rapetto, ad avviare una serie di accertamenti allo scopo di individuare gli hackers che attraverso il social network archiviano i dati degli utenti e li utilizzano per fare acquisti on line, soprattutto di video Lcd o al plasma, telefoni cellulari e computer portatili.


Per quanto riguarda le truffe che sfruttano le attività delle Onlus, i finanzieri lanciano un appello ai cittadini che agiscono in buona fede: prima di decidere di collaborare con associazioni di volontariato è meglio consultare il registro dell'Agenzia delle Entrate oppure l'Anagrafe unica delle Onlus per verificare l'esistenza o meno di quell'organizzazione. La nuova truffa scoperta dal Gat ha origini in Gran Bretagna, dove sono finite nei guai già tredici persone: in Italia ancora non esistono casi di raggiri del genere. I criminali usano siti web, banner pubblicitari ed e-mail per reclutare persone disposte a collaborare in attività di volontariato a favore di popolazioni bisognose. L'associazione criminale le contatta e comunica loro che non hanno uffici o magazzini adeguati e quindi chiedono la loro disponibilità a ricevere a casa la merce oggetto di donazioni benefiche e destinata, per fare un esempio, a orfanotrofi in Africa.

I truffatori, usando carte di credito clonate o sfruttando i numeri sottratti illegalmente, comprano sul web oggetti costosi e forniscono, quali coordinate dell'acquirente, il nome e l'indirizzo del volontario appena arruolato. La merce di illecita provenienza viene consegnata all'inconsapevole volontario che, rispettando le istruzioni ricevute, provvede immediatamente a informare l'organizzazione che i prodotti sono arrivati e invita a procedere al ritiro del pacco da parte dell'organizzazione. I malviventi inviano un camion che ritira la merce e poi sparisce nel nulla. Se, però, i volontari raggirati vengono individuati, finiscono anche loro nei guai con l'accusa di ricettazione.

di Augusto Parboni

fonte:iltempo.ilsole24ore.com