Il commissario Barbara Bartoli
NUOVE TRUFFE. Incontro alla Società generale di mutuo soccorso con polizia ed esperti
Bartoli: «Molti i contatti con giovani e giovanissimi» Sartor: «Controllare sempre cosa vedono i nostri figli»
Vicenza. Aumentano le truffe telematiche e le clonazioni di carte di credito e bancomat. Sarà pure un mondo virtuale, ma ogni anno internet riesce ad allungare le mani anche nelle tasche di molti vicentini, alleggerendoli se non del portafogli quanto meno di qualche risparmio. Un dato in crescita, secondo le statistiche della polizia postale. Ma non è l'unico a destare preoccupazione, come conferma il sostituto commissario Barbara Bartoli.
«Purtroppo sono in aumento anche le richieste di incontri con gli studenti dal mondo della scuola, e non solo delle superiori. Sono avvicinata spesso da insegnati delle scuole medie e delle ultime classi delle elementari, preoccupati dei rischi della rete, nella quale i telefonini occupano una parte di rilievo, trattandosi in pratica di veri e propri computer. Basti pensare che, statisticamente, su 20 scolari di una quinta (età 10-11 anni) 18 hanno il cellulare».
Normale il timore che, vista anche la scarsa percezione del rischio reale da parte di giovani e giovanissimi, quanto si trova girando per la rete (tra foto, filmatini, messaggi, siti più o meno discutibili e talora disgustosi) possa trovare emuli all'interno dei propri edifici.
«Il mio consiglio - sottolinea Bartoli - è comunque quello di star vicino ai ragazzi. A cominciare dai genitori».
Come? Dialogo, controllo, ma anche conoscenza. Del pc, innanzi tutto. Quasi un obbligo in un Paese che conta 25 milioni di terminali e almeno il doppio di apparecchi di telefonia mobile. E nel mare magnum telematico naufragare è tutt'altro che difficile. Lo spiega l'esperto informatico Carlo Alberto Sartor, intervenuto all'incontro organizzato dalla Società generale di mutuo soccorso su "Internet e dintorni".
«Quando siamo collegati, anche il mondo è collegato con noi. E, come nel mondo, il rischio di trovare persone non amichevoli è elevato. Dobbiamo pertanto sapere cosa c'è relamente dentro il nostro computer, perché anche quando pensiamo di non avergli affidato molto, in realtà lasciamo tracce consistenti di noi, dei nostri stili di vita, dei nostri usi e costumi. A volte anche dei nostri conti correnti. Dati di cui un malintenzionato si può impossessare». E il pericolo corre silenzioso e spesso non visto. Bene allora i sistemi di protezione (antivirus e parental control); ma, come le leggi, anche la tecnologia sa trovare l'inganno che li disattiva. «La parola d'ordine - insiste Sartor - è prudenza. Riguarda noi e riguarda i nostri figli; che spesso passano ore al video senza che sappiamo come».
Roberto Luciani
fonte:ilgiornaledivicenza.it