venerdì 9 novembre 2012

Truffa dei negozi Compro oro,Bilance taroccate.


Primo dicembre 2011. Il Giornale pubblicava un'inchiesta dal titolo, «Boom di negozi compro oro, attenti alle truffe», e poi: «Negli ultimi 5 anni i compro oro sono raddoppiati.
Un business che spesso nasconde attività illecite». 
Ieri - a un anno di distanza da quel reportage - è arrivata la conferma di come la connotazione criminale del fenomeno abbia dimensioni davvero enormi: nel corso di un blitz che ha toccato 11 regioni, le Fiamme gialle hanno infatti perquisito 259 negozi compro oro sequestrando beni per 163 milioni e denunciato 118 persone. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere, riciclaggio e reinvestimento di proventi illeciti, ricettazione, esercizio abusivo del commercio di oro e frode fiscale. L'operazione, coordinata dalle procure della repubblica di Arezzo e Napoli, ha un nome che è tutto un programma, Fort Knox.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, solo nell'ultimo anno l'organizzazione avrebbe gestito e scambiato 4.500 chilogrammi di oro e 11mila d'argento. L'associazione aveva il vertice in Svizzera e bracci operativi nei distretti orafi di Arezzo, Marcianise (Caserta) e Valenza (Alessandria). Era proprio qui che agivano per la raccolta dell'oro gli agenti intermediari, a loro volta in contatto con una fitta rete di negozi compro oro alla base della filiera dei traffici. Migliaia i clienti truffati. Tutte le forniture del prezioso metallo - ha ricostruito la Gdf - avveniva in nero, al di fuori dei circuiti ufficiali e mediante scambi di oro contro denaro contante in banconote di grosso taglio, trasportate da corrieri insospettabili usando autovetture appositamente modificate con doppi fondi. Nel corso delle indagini è stata anche sequestrata una villa a Monte San Savino (Arezzo), che l'organizzazione utilizzava come base operativa, protetta e vigilata, tanto da essere ribattezzata appunto Fort Knox.
Dei 28mila negozi compro oro sparsi nel nostro Paese, solo 346 sono registrati presso l'apposito elenco di Banca d'Italia. Lo dice l'Associazione responsabile dell'antiriciclaggio (Aira) che lancia l'allarme sull'aumento dilagante delle attività di acquisto d'oro al minuto. Si tratta, di fatto, di un settore senza regole. Perché come chiarito dalla stessa Banca d'Italia, con una nota del maggio 2010, «non occorre la comunicazione di avvio dell'attività e quindi il possesso dei requisiti di forma societaria, oggetto sociale e onorabilità degli esponenti». Un vuoto legislativo perfetto per lo sviluppo del malaffare. In Parlamento giacciono delle proposte: due del Pd e una del Pdl; ma, finora, nulla si è mosso. E così, per aprire un esercizio «pirata», continua ad essere sufficiente uno sgabuzzino e un bilancino (spesso taroccato). Benvenuti nel «mondo dorato» dei negozi cambio oro, dove si va con oggetti preziosi e si incassa denaro contante.
Ma attenzione, in questo campo la scena della persona che, «vittima della crisi economica», è costretta a privarsi dell' «oro di famiglia», risulta decisamente marginale; la fotografia della realtà è invece molto più inquietante. Partiamo da un presupposto: qui gli affari d'oro sono solamente per chi gestisce queste attività ad «altissimo tasso truffaldino», come la definisce la Guardia di Finanza.
Prima della maxi operazione di ieri, i controlli da parte delle forze dell'ordine erano stati fortemente ostacolati da una legislazione che in questo campo presenta non pochi aspetti contraddittori e lacunosi. Tuttora lo status giuridico dei cambio oro rimane infatti in una zona d'ombra normativa all'interno della quale i «manager» della malavita hanno gioco facile a intrufolarsi.
Oggi i compro oro sono frequentati da ogni tipologia di consumatore: pensionati, artigiani, impiegati, casalinghe, studenti. Il giro d'affari è enorme (il Codacons lo ha stimato in 14 miliardi all'anno). «Non di rado capita di venire truffati - spiega il Codacons -: la stessa catenina d'oro può infatti essere valutata (e pesata) in maniera differente, in base all'“onestà“ del singolo compro oro. Colpa di una pubblicità poco trasparente, che non fa distinzione tra oro a 18 carati e oro puro, bilance truffaldine e scarsa attenzione al fixig dei metalli preziosi». Parola d'obbligo, quindi: diffidare.