Una volta c’erano le catene di Sant’Antonio, che minacciavano tremende disgrazie a chi ne avesse interrotto la circolazione. Oggi, invece, i truffatori si sono convertiti al web 2.0. E sono proprio i nostri social network preferiti a fare da cavallo di troia per i malintenzionati.
Si sa: l’ingegneria sociale, ai tempi di Facebook e MySpace, si basa sulla fiducia. Mentre chatti, o condividi una foto, lo fai perché sei certo che dall’altra parte ci sia una certa persona. Beh, potrebbe anche non essere così. Impossibile? Non ti è mai capitato? Meglio così. Purtroppo, però, non si può escludere al 100 per cento: leggere per credere.
Ecco come si cambia identità in quattro mosse.
Prima mossa: mi iscrivo su MySpace con un profilo inventato (per esempio, faccio finta di essere Gino Lippi) e cerco di fare amicizia con una dozzina di estranei. Ipotizziamo che la metà accettino. A questo punto vado a vedere i loro contatti e prendo nota dei nomi.
Seconda mossa: mi iscrivo su Facebook (sempre come Gino Lippi) e mi metto a caccia di quelle sei persone che ho intercettato su MySpace. Ammettiamo di trovarne solo quattro. Chiedo di diventare loro amico: naturalmente mi accettano perché mi conoscono già.
Terza mossa: tra i contatti dei miei amici faccio un confronto tra chi è presenta su MySpace ma non su Facebook. Quindi costruisco io il loro profilo su Facebook (adesso, per esempio, mi chiamo Attila Renzetti), utilizzando le caratteristiche e le foto che ho “rubato” su MySpace. Il profilo è falso (perché il vero Attila Renzetti non è su Facebook) ma assolutamente credibile perché costruito con informazioni vere. Non mi resta che contattare tutti gli amici di Attila Renzetti. E il gioco è fatto. E sai qual è la cosa davvero incredibile? Nel corso di tutte queste operazioni, arriveranno delle vittime volontarie: cioè alcuni che, credendomi Attila Renzetti, mi chiederanno di diventare… loro “amico”!
Quarta mossa: a questo punto ho finti amici ai quali posso chiedere quelle cose che, nella realtà, si chiedono solo agli amici veri. “Ciao, sono in Tailandia, in vacanza, mi hanno appena rapinato… Mi mandi 500 euro per tornare a casa?”. “Vedo che andrai a sciare per le vacanze di Natale! Mi ricordi il tuo indirizzo che ti mando una cartolina?”. E così via.
Questo piccolo vademecum, che mette in guardia dalle amicizie facili dei social network, è opera di Mike Elgan che, nel suo blog ComputerWorld, racconta anche la storia di questo esperimento. E di un tentativo di truffa da lui stesso subito. Un giorno Mike, durante le sue ricerche sui raggiri 2.0, riceve una proposta di amicizia da una ragazza indonesiana molto carina. Capisce subito che si tratta di un profilo finto perché tra i suoi contatti ci sono solo uomini (tra l’altro tutti più o meno della sua età) ma, nelle foto, molte delle quali tagliate in modo un po’ sospetto, la bella indonesiana è sempre in compagnia femminile. Probabilmente dietro questa falsa identità c’è qualcuno (“qualcuno” perché, statisticamente, è più probabile che sia un uomo) che sta cercando di costruire fiducia intorno sul profilo della ragazza. E, molto probabilmente, le sue intenzioni non sono per niente buone!
La bella ragazza che chiede aiuto (e denaro) al suono “amico” che si trova dall’altra parte del mondo è già un classico su Facebook. Ma c’è di peggio: sono sempre di più, infatti, le indagini della polizia che mettono nel mirino uomini di mezza età che utilizzano false identità (e quindi anche false immagini) per avvicinare ragazze giovanissime.
Facebook ha già dato dimostrazione di agire con molta prontezza di fronte alle lamentele dei suoi iscritti per le truffe ricevute: proprio qualche giorno fa, si è aggiudicato un risarcimento milionario per una vertenza legale sullo spam, la spazzatura digitale che, dopo le mail, sta rendendo la vita dura anche ai social network. In futuro, forse, ci chiederà di inserire anche il numero di cellulare per dimostrare di essere davvero "noi". Ma voi vi fidereste?