Massimo V., chiavarese, apriva un conto in banca, gli veniva consegnato il bancomat ed effettuava prelievi oltre il suo credito. Un comportamento messo in pratica diverse volte e in diverse banche. Così la Carige lo ha querelato per truffa, per una somma di 6.000 euro. Il giudice lo ha assolto: nella sua condotta non ci sono artifizi nè raggiri
Di certo la sua condotta era maliziosa, nel senso che i prelievi, oltre l’ammontare di cui disponeva, venivano effettuati dall’estero, o a fine mese, per far in modo che la notifica del suo “rosso” tardasse ad arrivare all’“ufficio scoperti” della Carige. Ma di fatto il comportamento di Massimo V. non configurava il reato di truffa, col quale l’uomo, chiavarese, era finito a processo dopo una querela sporta contro di lui dalla direzione della Cassa di risparmio di Genova. I fatti si erano svolti nel 2006. L’uomo chiedeva a diverse banche (tra cui la Carige) di aprire un conto. Molti istituti di credito attendevano, prima di consegnare un bancomat, di accertare la solvibilità o la “condotta bancaria” della persona. Evidentemente non faceva così la Carige, che, dopo aver consegnato la tessera magnetica per i prelievi a Massimo V., ha scoperto il suo “rosso” e lo ha poi querelato per truffa: in pochi mesi aveva uno scoperto di 6.000 euro. Il giudice Antonella Bernocco lo ha assolto, accogliendo le tesi del legale dell’imputato, l’avvocato Matteo Cereghino, perché nel comportamento di Massimo V. non sono stati evidenziati i tratti della truffa, ovvero gli “artifizi e i raggiri”.
fonte:ilsecoloxix.ilsole24ore.com